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NEWS
Aviaria un ruolo anche per il commercio (09/06/06)
A Ginevra, dal 7 al 9
novembre prossimo, avrà luogo una riunione tra i
rappresentanti dell'OMS, della Fao e della Banca
Mondiale per discutere della questione del virus
dell'influenza aviaria e per studiare possibili
politiche di prevenzione e di risposta per un
eventuale pandemia umana.
Il summit prenderà le
mosse dai risultati della conferenza
internazionale FAO-OIE conclusasi a fine maggio e
nella quale oltre 300 studiosi e ricercatori,
provenienti da più di 100 paesi che si sono
riuniti in conferenza a fine maggio, hanno anche
riconosciuto che il virus si è diffuso
principalmente attraverso il commercio di pollame,
sia legale che illegale.
La conferenza ha fatto
notare che gli attuali focolai in otto paesi
africani sembrano connessi con il pollame
domestico e principalmente da far risalire al
commercio per il consumo umano, incluso quello
illegale.
Ciononostante, si è giudicato
indispensabile continuare il lavoro di analisi per
capire appieno come si sia introdotto il virus.
"Occorre mobilitare la comunità internazionale dei
donatori per migliorare i servizi veterinari dei
paesi in via di sviluppo, specialmente in Africa
ed in Asia", ha detto il Dr.Brückner, Responsabile
del Dipartimento Tecnico e Scientifico dell'OIE.
"Saggi investimenti promuoveranno il rilevamento
precoce nei volatili selvatici ed una risposta
rapida ai focolai di malattia", ha aggiunto il
Dr.Brückner.
La gestione della malattia dovrebbe
basarsi migliori norme igieniche e di biosicurezza
a livello di produzione e commercializzazione, in
tutti i settori avicoli, per minimizzare, ad
esempio, il possibile contatto tra specie
domestiche e selvatiche, si raccomanda nelle
conclusioni.
Si auspica inoltre l'istituzione di
un sistema di monitoraggio a livello mondiale per
seguire i movimenti dei volatili selvatici, una
struttura aperta a tutte le istituzioni coinvolte,
includendo tra esse i centri scientifici, le
organizzazioni contadine e venatorie, e le società
che si occupano di protezione della fauna
selvatica e di bird watching. I partecipanti hanno
bocciato l'idea di cercare di fermare la
diffusione del virus mediante l'uccisione degli
uccelli selvatici.
"La distruzione degli habitat o
attività di caccia degli uccelli selvatici
indiscriminate sono una risposta scientificamente
non giustificata", si legge in una delle
raccomandazioni finali. I partecipanti, precisa un
comunicato della Fao, hanno ammesso di non avere
ancora una risposta univoca su altre questioni
centrali: il ruolo degli uccelli selvatici nella
diffusione della malattia in oltre 50 paesi in tre
diversi continenti, e se i volatili selvatici
debbano o meno considerarsi adesso serbatoi
permanenti del virus.
Se lo sono, con tutta
probabilità porteranno il virus con sé nelle
future migrazioni. Altrimenti il virus H5N1
potrebbe recedere naturalmente, quando gli animali
infetti muoiono, o mutare in forme meno
aggressive.
"Questa è una delle questioni aperte
allo stato delle conoscenze scientifiche attuali",
ha precisato Joseph Domenech, a capo del Servizio
Veterinario della FAO." "Bisogna perciò
intensificare la ricerca".
(fonte: @nmvi Oggi)

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